Foreste in miniatura, circa la grandezza di un campo da tennis, possono far prosperare la biodiversità, crescere più velocemente e assorbire più CO2 delle foreste classiche. Piccole foreste urbane stanno nascendo in spazi urbani in giro per il mondo, spesso piantate da organizzazioni e gruppi locali usando un metodo ispirato ai templi giapponesi.
Quanto spazio pensi che richieda una foresta per crescere?
Se la risposta è più di un campo da tennis, ritenta. L’idea è semplice: trovare siti industriali dismessi, piantare varietà di semi locali e lasciarli crescere con il minimo intervento necessario. Il risultato è un perfetto ecosistema, adatto alle condizioni locali, che cresce velocemente e assorbe CO2. Questo metodo è stato inventato da un botanico giapponese negli anni ’70 e negli ultimi anni è stato replicato in molte città del mondo. Ma vediamo nel dettaglio come funziona.
Pocket forests: il metodo Miyawaki
Il metodo si basa sugli studi del botanico giapponese Akira Miyawaki. Egli notò che le aree verdi nei pressi di templi, santuari e cimiteri presentavano una ampia varietà di piante locali che coesistevano e prosperavano, creando ecosistemi resilienti. Questo era in contrasto con le foreste di conifere che costituivano il paesaggio circostante. Negli anni ’70 Miyawaki perfezionò il suo metodo con la priorità di far crescere foreste urbane usando specie native. Riuscì nel suo intendo e anche in modo sorprendentemente veloce. Una pocket forest piantata col metodo Miyawaki cresce un ecosistema maturo in circa 20 anni, invece una foresta classica ne richiede circa 200. Queste piccole foreste urbane agiscono come oasi di biodiversità fino a 20 volte in più delle foreste di conifere tradizionali. Gli impollinatori locali, come api o farfalle e animali come lumache, rospi e insetti, sono tra le creature che più giovano di queste oasi perché qui trovano cibo e riparo.
Spazi urbani verdi in tutto il mondo
La popolarità delle foreste Miyawaki sta crescendo molto in ogni parte del mondo, dall’India, all’Amazonia, all’Europa. Progetti come Urban Forest in Francia e Belgio, oppure Tiny Forest nei Paesi Bassi, stanno raccogliendo volontari per trasformare spazi abbandonati in piccole foreste urbane. Le foreste tascabili hanno un impatto anche sulle comunità in cui vengono piantate e non solo sulla biodiversità. Gli spazi verdi possono migliorare l’umore e la salute degli abitanti, ridurre l’inquinamento e perfino impedire il surriscaldamento del suolo delle città, dovuto alla massiva presenza di asfalto e cemento.
Contrastare il cambiamento climatico
E’ proprio l’azione di contrasto del cambiamento climatico che rende la pocket forest di Miyawaki un’opzione interessante secondo molti ambientalisti. La riforestazione è una parte importante delle strategie per limitare l’aumento della temperatura globale di 1.5 gradi centigradi, limite che secondo gli esperti segna il punto di non ritorno verso il disastro ambientale. Tuttavia non tutte le foreste hanno uguali effetti nell’assorbire il carbonio. Le foreste mature di alberi nativi del luogo assorbono più CO2 rispetto a piantagioni di monocolture. Gli studiosi stanno inoltre rendendosi conto dell’impatto di altri fattori, come ad esempio la presenza di carbonio nel suolo ed è sempre più chiaro che è il tipo di alberi piantati a fare la differenza e non il numero.
Le foreste urbane non devono essere viste come un’alternativa alla protezione delle foreste esistenti. Piccole e scollegate aree di vegetazione non possono rimpiazzare i lunghi tratti di foresta che sono l’habitat di molte specie e che rimangono minacciate dalle piantagioni commerciali, dalla creazione di fattorie industriali e dal consumo di suolo. Però se hai nella tua città un’area dismessa che vuoi recuperare, una foresta urbana potrebbe essere un modo interessante per aiutare l’ambiente.
Le illustrazioni di questo articolo sono opere dell’artista brasiliano Willian Santiago.
Questo post è stato scritto ascoltando il brano The Bosnian – NTO – presente nella nostra playlist di Spotify